Considerazioni sparse in un corto weekend italiano - 17 May 2004

Ogni tanto tornare in Italia fa bene: per leggere il Topolino e fare lo sborone. C'e' chi puo'.

Under a Lombardy sun



Di solito le persone avventurose tendono ad andare in vacanza in luoghi sconosciuti, stanchi delle solite facce, delle solite situazioni, del solito caffe' nel solito bar. Poi vanno in qualche posto all'estero, e la prima cosa che cercano sono facce famigliari, e le normali routine di sonnolenti pomeriggi domenicali. Magari con un caffe' espresso dopo una pizza. In Mozambico.

Tornare in Italia una volta ogni tanto e' come andare in vacanza in un posto sconosciuto. Il piccolo paese di ben 12000 anime in cui risiedevo, alle porte dell'hinterland milanese (in pratica dove ci sono ancora campi e mucche), dopo 20 anni di apparente immobilita' sembra trasformarsi ogni volta in maniera drastica: una piazza rifatta a nuovo qui, una palazzina in meno li' per un nuovo parcheggio, un negozio in meno e tante facce sconosciute in piu'. Soprattutto loro: le facce.
Una volta camminavo e riconoscevo i concittadini, giovani (scuola, calcio, oratorio!) e non. Ora cammino e non ne riconosco piu' nessuno. Ogni tanto vedo un volto che ha qualcosa di vagamente famigliare, e tento di ricordarmi a che avvenimento/posto/tempo posso collocarla: non c'e' verso.
Per fortuna c'e' il mio cane. E il mio gatto. E la mia famiglia. E i pochi amici che sembrano non cambiare mai. Se non fosse per loro, non tornerei piu' in un paese che non riconosco piu' mio. Ogni tanto sento qualcuno di loro parlare di futuro, di trasferirsi, di muoversi, e probabilmente faccio anche finta di sembrare d'accordo con le loro scelte. Ma in verita' vorrei, forse egoisticamente, che rimanessero sempre li', in modo che dovunque mi trovi nei prossimi 40 anni, possa sempre tornare per 4 giorni e rivederli, visto che il mio futuro continuera' a tenermi lontano (e non che me ne dispiaccia, anzi. Partendo non ho mai pensato di tornare).

Mi diverte tornare con ospiti che ho conosciuto in giro per il mondo. Questa volta mi sono portato dietro un mio amico americano, compare di calcio londinese, Ian, e la sua futura moglie, Sarah (acca, senza?). Andare in giro per posti che credevo di conoscere cosi' bene e guardarli attraverso gli occhi di turisti e' un'esperienza che ogni volta mi inquieta non poco. Tutto sembra ancora piu' diverso di come me lo ricordavo, e le mie stesse esperienza legate ai luoghi in visita ("Qui e' dove ho giocato a calcio per 15 anni", "Qui una ragazza mi ha violentato", "Qui e' dove trovavo giornaletti porno" etc..) sembrano storie e favole di un'epoca di poco successiva alla nascita di mio nonno.
Anche se poi portare un americano (con discendenza italiana,ok) trapiantato a Londra per locali come il Texas Pub, la Road Grill House e un pub scozzese (tutti posti eccezionali, tra l'altro) e' probabilmente come portare me in una pizzeria in America, o una Restauracja Polska a Londra. O all'Hustler Shop in L.A.